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LA VITA DI SAN BARTOLOMEO APOSTOLO

DA: Il perfetto leggendario della vita di Gesù Cristo e di tutti i suoi Santi – Alonso de Villegas  n. 1534 - m. 1615 circa

 

S. Bartolomeo apostolo, nominato da S. Matteo al sesto posto del Catalogo, che lui fece degli apostoli, benché alcuni abbiano detto ch’egli era figlio di un re di Siria e altri che era di sangue reale, nondimeno è chiaro che nacque in Galilea, come si vede da quello che di lui e degli altri Apostoli dissero coloro che il giorno della Pentecoste li udirono parlare diversi linguaggi in Gerusalemme, dicendo: costoro non sono tutti Galilei? E come parlano ora tanti linguaggi? Comunque può essere che egli fosse di sangue reale e che li suoi antenati per qualche particolare motivo fossero venuti ad abitare in quella provincia. Nemmeno si sa con certezza come o quando il Salvatore lo chiamasse all’apostolato. Cosa certa è che lui si trovò presente con Gesù Cristo tutte le volte che gli Evangelisti dicono che Egli facesse qualcosa con i suoi Apostoli, come il Sermone del monte, le due volte che Egli diede da mangiare nel deserto alla gente che lo seguiva; quando risuscitò Lazzaro e quando entrò trionfante in Gerusalemme. Fu presente alla Cena e quivi ordinato sacerdote e consacrato vescovo. Si trovò, quando Egli fu preso, nell’orto e anche lui fuggì con gli altri. Era con gli altri apostoli quando Gesù apparve risorto a dieci di loro, entrando per le porte chiuse, essendo già tardi, e otto giorni dopo, quando vi era anche Tommaso, quando Cristo salì in cielo e similmente quando mandò lo Spirito Santo. In tutti questi luoghi che gli evangelisti parlano degli Apostoli, si ritrovò presente San Bartolomeo, perché era uno di loro.

Quando dunque divisero fra loro le provincie del mondo per andare a predicare l’Evangelo, a San Bartolomeo toccò la Licaonia. Predicò in quella provincia e convertì molta gente alla fede di Gesù Cristo. Licaonia è parte della Cappadocia, provincia dell’Asia; poi passò in India Citeriore…

 

... e poi alla maggiore Armenia, ed essendo arrivato in una città, entrò in un tempio, dove si adorava un idolo chiamato Astaroth. C’erano in quel tempio molti infermi, che aspettavano di essere risanati da quel demonio, il quale, perché era astutissimo, usava un sottile inganno con quella misera gente, permettendolo Dio per i peccati loro. L’inganno era questo: alcuni li faceva divenire ciechi mettendo dinanzi agli occhi degli impedimenti che in effetti toglievano la vista; ad altri bloccava qualche altro membro e così via. Li faceva poi condurre alla sua presenza nel Tempio, in modo che i suoi sacerdoti pregassero di guarirli e lui levava tutti quei segreti impedimenti e subito riacquistavano la salute. Altri poi che lui non aveva fatto ammalare medicava con medicine segrete e con rimedi naturali che in poco tempo li guarivano, ma poi ricadevano nelle loro infermità. Altri infermi poi li lasciava nella loro malattia perché i mezzi che aveva a disposizione non servivano e prendeva come scusa le loro colpe.

Questo demonio, oltre a questi inganni, dava anche oracoli e risposte e metteva in guardia riguardo a cose che dovevano accadere; alcune volte diceva il vero, altre no, e non gli mancava il modo di colorire le sue menzogne. A motivo di tutto questo l’Idolo era molto famoso. Vi accorreva molta gente da diverse parti e c’erano molti sacerdoti, che attraverso lui facevano molti guadagni.

Polemone, Re di quella regione, ne aveva molta stima, anche se non era riuscito a guarirgli una figlia lunatica che aveva.

 

Dopo che San Bartolomeo entrò nel Tempio l’idolo divenne muto e non guarì più nessun infermo.

I suoi sacerdoti, vedendo questo, aspettarono alcuni giorni, ma poiché il mutismo continuava, decisero di andare a consultare un idolo di una città vicina, che si chiamava Berith. Avendogli chiesto il motivo per cui Astaroth era diventato muto, questi disse che la colpa era di S. Bartolomeo, apostolo del vero Dio, che era entrato nel tempio, e che lo tiene incatenato con catene di fuoco; di modo che egli ha assai da fare per sé e non può prendersi cura degli altri. Dissero i sacerdoti: Chi è questo Bartolomeo?  Rispose l’idolo: Egli è apostolo di Gesù Cristo ed è venuto in questo paese per scacciare tutti gli Dei e fare in modo che si adori solo il Dio che adora lui. Dacci qualche segnale, dissero i sacerdoti, affinché possiamo riconoscere quest’uomo e così impedire il danno che lui ci sta facendo. Rispose Berith: Egli ha i capelli neri e crespi, il volto bianco, gli occhi grandi, il naso uguale e diritto, la barba lunga e un po’ bianca e di mezza statura. Le sue vesti sono bianche ed è da ventisei anni che non le cambia, così pure le scarpe, perché non s’invecchiano. Prega cento volte al giorno e altrettante la notte. Ha una voce sonora come di tromba ed è sempre accompagnato da Angeli. Mostra sempre il volto allegro, parla tutti i linguaggi e sa tutto quello che si fa, anche se è lontano; sa anche quello che io vi sto dicendo ora; e se lui volesse nascondersi da voi non lo trovereste mai. Se per caso voi lo vedete, pregatelo di non venire qui, perché gli Angeli che vanno in sua compagnia non facciano anche a me quello che hanno fatto ad Astaroth vostro Dio.

I sacerdoti partirono e cercarono l’apostolo con particolare diligenza, ma egli stette nascosto per tre giorni e non riuscirono a trovarlo. Un altro demonio, però, che era entrato in un uomo, parlò per bocca sua in presenza di molta gente e disse: Bartolomeo, Apostolo di Dio, le tue orazioni sono come fuoco per me. L’Apostolo lo minacciò e gli comandò di tacere e di uscire da quell’uomo. Il demonio obbedì subito e quell’uomo rimase libero e questo fece sì che la santità dell’apostolo cominciasse a divulgarsi per tutta la città.

              

 

La cosa venne risaputa da Re, il quale lo fece chiamare perché guarisse la figlia, che era lunatica. Un demonio era entrato in lei e spesso le faceva fare delle grandi pazzie: mordeva come un cane arrabbiato; rompeva e stracciava ogni cosa che le capitava tra le mani, in modo che bisognava tenerla incatenata.

Quando l’apostolo la vide, ordinò che le fossero tolte le catene e fosse lasciata libera. I servi che si prendevano cura della ragazza lo fecero a malincuore, convinti che si sarebbe comportata nello stesso modo. L’Apostolo ordinò di nuovo che le fossero tolte le catene e, una volta sciolta, la ragazza si sentì libera da quel maledetto demonio. La gioia del re fu incontenibile e continuava a ringraziare l’apostolo, il quale, però, chiesto il permesso di partire, si allontanò subito.

 

 

Il re, volendo mostrare la sua riconoscenza, volle farlo raggiungere con un ricco dono. Quelli però che erano incaricati di portare il dono non riuscirono a trovare l’Apostolo e riportarono i doni preziosi al re. Durante la notte, mentre il re era chiuso nella sua camera, si vide apparire Bartolomeo che gli disse: Tu, o Re, mi hai fatto cercare per darmi oro e pietre preziose. Io, però, non sono venuto in questo paese per ingordigia dei tuoi tesori, ma per la salvezza tua e della tua gente, perché confessiate che Gesù Cristo, che io predico e che risanò tua figlia, è vero Dio ed è disceso dal cielo, si fece uomo, predicò agli uomini e insegnò loro la via della verità. Il Re, che era molto saggio, gli fece molte domande e fu soddisfatto di tutte le risposte.

Riguardo poi agli dei che lui adorava, l’Apostolo gli disse che erano demoni racchiusi in statue in sembianza umana. E se voleva vedere apertamente la verità, che andasse il giorno seguente al tempio di Astaroth, dove farebbe vedere a lui e a tutto il popolo il Dio che essi adoravano e tutti gli inganni che lui usava. Gli disse ancora che lui, entrato nel suo tempio, l’aveva legato con catene di fuoco, facendolo diventare muto.

               

 

Il re fu molto contento di questo e fece sapere ai sacerdoti che il giorno seguente voleva andare al tempio con Bartolomeo per parlare con l’Idolo. Questa cosa si divulgò per tutta la città, nella quale l’Apostolo aveva già acquistato grande fama e così molta folla si radunò nel tempio. Vi andò anche il re assieme all’Apostolo. I sacerdoti dell’Idolo, come loro solito, erano pronti a celebrare il sacrificio; proprio in quel momento si udì uscire dall’Idolo una voce spaventosa e terribile che diceva: O gente misera e cieca, per quale motivo voi fate sacrificio a me che non sono Dio né ho autorità o forza alcuna, anzi, sono stato legato con catene di fuoco dagli Angeli di Dio, il cui Figlio, Gesù Cristo, pur messo in croce ha vinto la morte risuscitando il terzo giorno. Egli ha detto ai suoi Apostoli di andare in tutto il mondo a predicare il suo vangelo. Uno di essi è Bartolomeo qui presente, che prego, avendo io fatto ciò che mi aveva comandato, di lasciarmi andare libero.

L’apostolo disse al re: Vedi chi hai adorato per Dio fino ad ora? Pensa a come siete stati ciechi, nell’adorare questo demonio, il quale con le sue parole vi ha fatto conoscere la verità.

Il re e tutti quelli che erano presenti erano pieni di stupore e confusione  e mostravano di voler ricevere la fede di Gesù Cristo. I sacerdoti, però, rendendosi conto che stavano perdendo la loro reputazione e il loro guadagno, si accesero d’odio e di sdegno contro l’apostolo.

 

Intanto il re chiese a Bartolomeo: Noi che cosa dobbiamo fare. Rispose l’Apostolo: Che quell’idolo si getti per terra con tutti gli altri che sono nella città e in tutto il regno. La gente che era presente, vergognandosi di essere stata presa in giro da quel demonio, gettarono subito per terra la statua.

Fatto questo apparvero per le mura del tempio molte croci, fatte per mano degli angeli. Fu anche visto il demonio, che uscì dall’Idolo in figura di un omicciolo nero, con il viso molto lungo e lunga barba; aveva gli occhi come di fuoco che gettavano faville; dal naso gli usciva fumo nero e puzzolente; aveva i capelli lunghi fino a terra che gli coprivano il corpo brutto e malfatto. Aveva poi intorno catene infuocate. Egli era di così brutto e spaventoso aspetto che il re e la regina con due loro figli e tutto il popolo che lo videro rimasero come inebetiti per quella cosa così spaventosa.

L’apostolo gli ordinò che se ne andasse nel deserto e che non comparisse mai più tra la gente e lui gli ubbidì.

 

            

 

Di fronte a questi fatti il re, la regina e tutto il popolo si fecero battezzare e ben dodici città importanti si aprirono alla fede in Gesù. Vedendo questo, l’apostolo andava ovunque predicando, facendo miracoli, guarendo i malati, scacciando i demoni e battezzando. Lesse a coloro che erano diventati cristiani il vangelo di S. Matteo che aveva portato con sé tradotto nel loro linguaggio e, una volta istruiti a sufficienza, ordinò tra loro sacerdoti perché lo aiutassero nel convertire quella gente.

 

Il demonio, invidioso di tanto frutto, rivolse gli animi dei Sacerdoti di Astaroth e degli altri idoli contro di lui.

Pieni di rabbia parlarono con un fratello del re Polemone, che era signore di un’altra provincia vicina, il quale, vedendo quello che capitava, si sdegnò grandemente contro l’apostolo e fece in modo che fosse condotto nella sua città alla sua presenza. L’Apostolo vi andò e quando fu alla presenza di Astiage, che così si chiamava il principe, questi gli disse: Sei tu quello che ha fatto sì che mio fratello lasciasse di adorare gli Dei e adorasse il tuo Dio? Rispose S. Bartolomeo:  Io legai il demonio che tuo fratello adorava e glielo feci vedere legato con catene di fuoco. Se tu sarai capace di fare al mio Dio quello che io ho fatto al tuo allora mi potrai chiedere che adori il tuo Dio; ma se tu non lo farai, io farò in modo che tutti i simulacri dei tuoi dei vadano in rovina e caschino per terra.

Mentre l’apostolo parlava venne un messo da Astiage a dirgli che un idolo che era nel tempio principale della città era caduto a terra in pezzi.

Questa notizia dispiacque talmente tanto al re che, pieno di collera e di rabbia si stracciò le vesti e comandò che l’apostolo fosse battuto con verghe di ferro.

           

 

 

Dopo che l’ebbero tormentato un pezzo in quel modo, comandò che lo scorticassero vivo.

 

Cominciò il tormento, che fu crudelissimo, perché durò parecchie ore.

 

        

 

Non potendo però il tiranno aspettare troppo, gli fece tagliare la testa.

 

 

 

 

(Da: Il perfetto leggendario della vita di Gesù Cristo e di tutti i suoi Santi – Alonso de Villegas  n. 1534 - m. 1615 circa)